L’Istituto di Anatomia Patologica, ora Dipartimento di Scienze Medico-Diagnostiche e Terapie Speciali, dispone di collezioni specialistiche iniziate nel XIX Secolo se non prima. Nel caso specifico gran parte dei reperti organici più antichi risale alla direzione di Lodovico Brunetti (1813-1899), tra il 1869 e il 1887.
Al suo arrivo da Vienna, portatore delle novità della capitale politica e scientifica dell’Impero Austro-Ungarico, il Brunetti eliminò tutto il posseduto dell’esistente Gabinetto patologico, pur dicendosi certo che alcuni reperti fossero “reliquie” di Sua Maestà Anatomica Morgagni. Contemporaneamente si accinse a realizzare una serie di preparati a suo avviso più adatti ad un “moderno” Museo anatomo-patologico.
All’ordine imposto dal Brunetti si salvarono, quantomeno, un’importante collezione di calcoli umani ed animali (fig 001), una serie di cere dimostrative delle fasi della vaiolizzazione (fig 002) e un cospicuo nucleo di preparati ossei rappresentanti diverse patologie.
La maggior parte dei preparati di Lodovico Brunetti furono realizzati con una sua personalissima metodica: la tannizzazione (fig 003).
A Brunetti e ai suoi successori, in particolare Bonome e Cagnetto, si deve la gran parte dell’attuale raccolta: essa consta di circa 1400 esemplari, alcuni dei quali molto rari per tipo di patologia come ciclopi (fig 004), gemelli toracopaghi (fig 005), lebbra (fig 006), ectopia cordis (fig 007), argirosi (fig 008) o per il tipo di conservazione (tannizzazione, cerificazione, mummificazione). Agli esemplari più antichi sono stati aggiunti reperti moderni, grazie all’intervento dei direttori che hanno seguito Brunetti, in particolare si è sviluppato il campo della patologia cardiovascolare.
Di notevole importanza sono i paragoni che si possono fare tra i reperti conservati nel museo e immagini tratte da antichi testi medici del XVII secolo, soprattutto per quanto riguarda la sezione teratologica. (fig 009, 010, 011, 012) dove patologie rarissime ed eccezionali si ritrovano anche nel passato.
Su queste basi, la Provincia di Padova, proprietaria della sede dell’ex Ospedale San Francesco Grande, ha promosso il complesso restauro dell’edificio, con il contributo dello Stato, della Regione del Veneto, del Comune di Padova e della Società Autostrade Padova-Brescia, su progetto dell’Università degli Studi di Padova, per realizzare un Museo in grado di raccogliere ed esaltare la memoria storica del fulgente passato che ha illuminato con il proprio sapere medico tutta l’Europa. Nel 2008 la Provincia di Padova, l’Università degli Studi di Padova, la Regione del Veneto, il Comune di Padova, l’Azienda Ospedaliera e l’Azienda Unità Locale Socio Sanitaria n. 16 hanno costituito la “Fondazione Museo di Storia della Medicina e della Salute in Padova” per raccogliere, custodire e valorizzare le testimonianze di una cultura medica e scientifica padovana che ieri, come oggi, rappresenta un’eccellenza a livello internazionale. Con il prezioso apporto del Comitato scientifico e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo per l’allestimento, il Museo oggi rappresenta un’imperdibile occasione di visitare un luogo che coniuga una storia antica con la moderna tecnologia.
Per accedere al sito web del Museo vai su http://www.musme.it